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Braccio di Ferro il Don Chisciotte dei fumetti


Rozzo, brutto, irascibile, un carattere a dir poco temerario e spigoloso, permaloso, sempre pronto a puntualizzare le sue argomentazioni con schiaffi e pugni. Un antieroe antimoderno, antiprogresso, antitutto. Popeye l'antisistema per eccellenza.


Messo al mondo nel 1929 da Elzie Crisler Segar, in Illinois, Braccio di Ferro appare subito un tornado di irruenza, genuina ottusità, vispa ironia e alacre romanticismo. Braccio di Ferro è un ignorante: parla male e se ne vanta. I suoi ragionamenti sono bambineschi e instabili. Ma soprattutto il marinaio con la pipa in bocca è cosciente del motivo per cui sta al mondo, e questo motivo non è nulla di pacifico ne accomodante. Popeye odia gli stronzi e glielo fa capire a forza di pugni in bocca e sul basso ventre. E poco male se poi gli stronzi si nascondono fra le pieghe della realtà, melliflui, ondivaghi, filosofeggianti. Braccio di Ferro nel dubbio picchia, picchia forte e picchia pure chi non c'entra nulla. Anche se nella maggior parte delle volte ci vede bene, con quel suo occhio guercio. Popeye picchia sul ring, per strada, al supermercato. Picchia poliziotti, bruti, affaristi e industriali.

Il marinaio dagli avambracci tatuati e anche un po' malinconico perché questa sua voglia di farsi giustizia da solo, un po' lo emargina e un po' lo ghettizza. E un po' lo fa sentire solo. Ed è a questo punto che arriva sempre la sua donzella, Olivia, a dargli manforte e a ricordargli che lei lo comprende e lo ama così: con il volto pesto e i vestiti a brandelli.


In una delle prime strisce di Braccio di Ferro, tradotte in uno stentato italiano, come stentata è la sua parlata, il forzuto marinaio dice testualmente: "è dura non avere amichi, in fondo sono buon diavolo. Cerco e mi sforzo di fare meglio che posso. Non ho mai una mamma che mi dice quello che faccio. Sono convitto che per questo sono alquanto come sono. Proprio un cattivo Marinaio."

E proseguendo nella lettura del fumetto, il marinaio se la prende con un uomo che sta sculacciando un ragazzino, tirandogli un bel cartone. Senza sapere che quell'uomo è il padre del piccolo, che si arrabbia con Braccio di Ferro perché giustamente se l'è presa con colui il quale sta cercando di educare il bambino. Quel poverocristo, quel padre, sta a Braccio di Ferro come i Mulini a vento stanno a Don Chisciotte della Mancia. Che infatti sostiene, un po' come una specie di mantra, per tutta l'intera durata dell'avventura cavalleresca un fortissimo Io sono: "Io sono il valoroso Don Chisciotte della Mancia", "Io sono chi sono", "Io sono determinato...".

Nonostante sbagli, nonostante commetta errori di valutazione, nonostante stia dalla parte sbagliata della vicenda, nonostante sia determinato a ricominciare costantemente le sue avventure strampalate, Don Chisciotte, come Popeye, rivendica la sua natura di debole e indifeso, intransigente, puro, indefesso, ostinato, genuino, mordace, umano, troppo umano individuo in perenne ricerca della sua vanagloria



Titolo: Braccio di Ferro

Autore: E. C. Segar

Anno:1965

Editore: Garzanti

ISBN: xxx


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