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L'insostenibile leggerezza dell'essere antifascista. Storia di Fosco Maraini


Fosco Maraini

"Un secolo fa Dostoevskij faceva esclamare ad un suo personaggio: Dio è morto, dunque posso uccidere, rapinare, stuprare a mio comodo e diletto! Discorso perfettamente valido per chi aveva collegato l'etica con Dio e con le sue rivelazioni, ma un non-senso per i popoli eredi delle tradizioni confuciane. In questo secondo regime di pensiero la gente può benissimo perdere qualsiasi fede religiosa, senza per questo perdere la bussola morale. I principi dell'etica non erano inizialmente radicati nella fede, bensì in una tradizione di ragionamento e di persuasione razionali. Non uccido perché un nume m'ha detto di non farlo, ma perché capisco che, ciò facendo, rendo difficile, impossibile, una vita associata normale e produttiva."


Orientalista, fotografo, alpinista, nuvolista, poeta, scrittore, antropologo, pilota di robot, astronauta, usignolo della chiesa cattolica. La grandezza è molteplice, silenziosa, inguaribile. L'antifascismo è un tatuaggio dell'anima che va mostrato e lustrato, in spiaggia come sulle cime del K2.

Fascista è chi soverchia, chi credeobbediscecombatte, chi se ne frega, chi boia chi molla. Fascista era il padre, il figlio e lo spirito santo. Fascisti sono quelli che creano categorie, non riconoscono il multiforme, hanno paura di tutto, difendono il passato, i basettoni, le camicie nere e le panze gonfie di birra e musica improponibile.

Viaggiatore è colui ha la mente libera e spoglia. Viaggiatore è colui che ha il coraggio non di fare il primo passo ma di accarezzare un cespuglio di rovi. Viaggiatore è colui innanzitutto che freme stando fermo.


Spedizione al Gasherbrum IV del 1958. Fosco Maraini è il primo in piedi a destra

Fosco è stato recluso in un campo di concentramento e nel mentre ha inventato lingue, ha aperto vie, fotografato divinità pescatrici giapponesi, gorgogliato versi, generato draghi danzanti, ha cucinato zuppe di miso, coriandoli e tamarindo. Ha corso a ostacoli, ha pianto, a turpiloquiato con i gaglioffi, sbrigato faccende per conto di un Dio in borghese, piccolo piccolo ma anche grande grande.

Antifascimo è libertà. Antifascimo è un bambino su un triciclo. Antifascismo è mia nonna che gira il sugo il mercoledì mattina che mi hanno rimandato in latino.

Dietro ogni sopruso c'è un robot giapponese che ci difende. Di quelli che si assemblano e formano un robot ancora più grande, più grosso e forzuto. Robot dai nomi altisonanti: Daltanious, Mazinga Zeta, Voltron. Fosco è un robot che combatterà i fascisti per sempre. Il metallo non invecchia così come i versi dei poeti. Il nostro Robot ha la forma che più ti piace e ti assomiglia. Un leone, un'aquila, un serpente, una chimera. Ti difende, produce parole salvifiche:


Il Trònfero s’ammalvola in verbizie

incanticando sbèrboli giocaci,

sbramìna con solènnidi e vulpizie

tra i tavoli e gli ortèdoni fugaci.

Più raro più sinferbo più merconio

il Plòcrate dagli occhi a dragonetti

scocolla barcoluto e invereconio

all’ora dei morfegi e dei gorbetti.

Intorno convoltigiano le Sguince

allìcchere di giorcadi pornali

nel sole si smarmellano budrince

al neon s’affastigiano vetrali.

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