Orgoglio nazionale. Piroscafo icona del secolo breve italiano che ha fatto perfino la comparsa in un film di Federico Fellini. Grande, elegante, malinconico. Storia di una nave che si volle fare leggenda.
Era il Rex. Si narra che quando venne varato, dopo colpi infiniti di magli e scuri, scintille e saette, tutte le divinità delle acque, degli oceani e dei fiumi, inorridirono. Le Sirene spregiudicate. Afro e Bito. Anapo. Brizo. Carcino il granchio gigante. Cariddi il mostro marino. Glauco dio marino dei pescatori. Ippocampo. Forco, dio occulto delle profondità. Ponto e Poseidone. Talassa la primordiale. Scilla. Teti sovrana suprema. Tritone dalla coda ballerina. Le divinità degli abissi inorridirono e sacramentarono.
Era il Rex. Quell'ammasso di ferro e fuoco fatuo. Quel miscuglio di sogni e disperazione ultranazionalista. Quel abominio a forma di scafo, tutto un eccesso di draglie e candelieri. Tappeti caucasici e scalinate art déco. Ogni bullone laccato, verniciato e smerigliato. Era veloce quel bastardo immondo. Era velocissimo. Più delle navi tedesche, francesi e “Mericane”. Faceva l'Atlantico in un batter di ciglia. Poi tornava indietro. E sempre volando sulle onde, ripartiva. Era il vento dei mari, fatto di lamiera, propulsione diesel.
Era il Rex. E vinse il Nastro Azzurro. Transatlantico più rapido a fare la tratta transoceanica da Est a Ovest. Roba da fantascienza, da Jules Verne, da Marinetti, da Giacomo Balla. Eccome se si balla, sul ponte principale della nave delle meraviglie. Si danzava e si scambiavano baci al sapore di salsedine e nostalgia, Negroni, bitter Campari e volo di gabbiani. Quella nave, nobile e bastarda, trasportò ebrei, fascisti, Tazio Nuvolari, Primo Carnera, Mazinga Zeta e Giuda Iscariota.
Era il Rex. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale continuò le sue traversate indefesse. Poi fu messo al sicuro al porto di Genova. Gli fu chiesto di attraversare l'Adriatico, come sempre, veloce e narciso. Fu messo alla fonda a largo di Trieste. In attesa che il sinistro destino si compisse. Le imponenti ancore sembravano lacrimare quando furono calate per l'ultima volta. Era nella baia di Capodistria. E lì. Fu affondato da 123 razzi della Raf tutti andati a segno. Come fucilato, massacrato, deturpato. Fu spolpato per anni di ogni suo suppellettile: forchette d'oro, vasellame, cordame, salvagenti. Per ultima le fu rubata l'anima atlantica. Fu demolita. Soltanto allora le divinità delle acque tirarono un respiro di sollievo. Quella non era una divinità come loro, non era più una nave. Non era più nulla. Era il Rex.
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