Idda "Lei che non è Niente"
- tomdan82
- 19 mar
- Tempo di lettura: 3 min

di Caterina Berlioz
La chiamavano tutti Idda che nella lingua antica di Tirirò voleva dire "Lei che non è Niente". Idda era poco più di una bambina e tutti dicevano che non era niente perché era figlia di nessuno. Era orfana, abbandonata quando era in fasce, cresciuta fra cani randagi e scarafaggi. Selvatica, irsuta, forastica. Ma ciò non voleva dire che era stupida. Anzi. I vecchi del paese dicevano: "U focu, u spaventu, u 'ngignu teni in chiddi occhi di tenebra".
Idda sapeva bere tutto d'un fiato tre bicchieri di birra di ghiande, ortica e polvere di roccia del Monte Cupo, senza lanciare nemmeno un rutto.
Idda sapeva sputare e colpire da distanza ragguardevole il tronco di una betulla.
E poi, sapeva stare in equilibrio sopra un tronco alla deriva sul Fiume Sulfureo e ci rimaneva in piedi anche quando quel pezzo di legno viscido, roteando furibondo su se stesso, superava le rapidi e poi la Cascata Vermiglia.
Idda sapeva bestemmiare. Bestemmie ogni volta diverse: brevi, lunghe, crudeli, incomprensibili, irripetibili, estrose, fantasiose, commoventi.
Idda, "lei che non è Niente" sapeva anche intagliare il legno e squagliare e modellare il ferro.
Da qualche tempo Idda sapeva anche baciare. Era facile tenendo gli occhi chiusi.
Idda trascorreva il suo tempo sotto un quercia del Bosco che Scompare, scrutava l'orizzonte e sonnecchiava. Qualche volta sognava. Altre volte erano gli incubi ad avere la meglio. Ma a lei non importava. Non aveva paura ne di morire ne di vivere ne soprattutto di non essere nessuno.
Qualche suo amico di tanto in tanto, passando di lì, dalle parti del Bosco che Scompare, le faceva un segno e la invitava all'avventura. Idda alle volte non andava, preferiva rimanere con i suoi pensieri. Alle volte invece decideva di alzarsi e sceglieva di affrontare il destino. Un destino piccolo e al contempo grandioso.
Idda e il suo amico se la vedevano con gli uomini pietra dalla lingua triforcuta; con i cavalieri dalle gambe mozze e gli occhi foderati di ragnatela; scalavano le mura dormienti della città dimenticata; attraversavano il deserto della noia a cavallo di dinosauri estinti; solcavano il cielo infuocato a bordo di "Filottete" la mongolfiera di zucchero filato capace di sovrastare le nuvole e i soli.
Sempre con se Idda aveva "Cutedduzzu", un pezzo di vecchia spada arrugginita da cui non si separava mai. Da quando aveva memoria ricordava quell'arnese al suo fianco. Era convinta che era stato il padre a lasciarglielo.
In paese si sapeva che con Idda ci si poteva scherzare, giocare, fare il bagno insieme al lago salato, tirargli contro anche qualche sasso. Ma non si poteva eccedere. Perché Idda aveva con se Cutedduzzu e lo sapeva usare bene.

"Arrivano" si sentì una notte urlare una sentinella del paese di Tirirò.
Le mura dormienti ebbero un sussulto. Il vento trasportò con se, fra i bastioni millenari e i mattoni induriti dal sangue, urla agghiaccianti e frastuoni di lame. Il buio si fece sempre più buio. Tutto tacque. Ma in lontananza qualcosa si mosse, prese forma. Respirò. Serrò le fila.
"Chi sono?" chiese con voce tremante qualcuno dal paese.
"Giganti!" fece la sentinella digrignando i denti. E prese a suonare la grande campana.
"Non abbiate paura" disse una madre, stringendo i suoi piccoli al petto.
"Spero soltanto non mi distruggano il granturco" farfugliò un contadino alla moglie.
"Bisogna fare presto! Si avvicinano." intimò la sentinella, dando fuoco alla legna. Il braciere di Tirirò arse. Il cielo si illuminò. Poi ordinò: "Qualcuno armi il trabucco".
Ma nessuno si mosse. Le casupole e gli abitanti di Tiriò erano come fossili: rigidi, sepolti, dimenticati.
La terra prese a tremare. Qualcosa di abominevole si faceva sempre più vicino. Qualcuno in paese singhiozzò, altri se la diedero a gambe. La sentinella nel frattempo affilava la sua lama.
Idda si fece coraggio e si destò dal suo giaciglio. Uscì di casa. La sua spoglia casa di orfana. Diede un bacio a Cuteduzzu e corse al bastione.
Dopo di lei mille passi la seguirono.
Infuriò la battaglia.
Come era stato bello imparare a baciare.
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