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Io sono uno "scrittore" e non avrei mai dovuto essere uno "scrittore"


Jack Kerouac

Voglia di vivere e di raccontare al mondo come va il mondo. Stralci di fogli di carta scritti come un diario da Jack Kerouac. Riflessioni, timori, audacia, smarrimento. Perché è così difficile appartenere all'umanità?


Venerdì 30 gennaio 1948

Questi ultimi due giorni mi hanno fatto vibrare, sono vivo e il mio cuore batte forte. Sono accaduti un milione di fatti nuovi. Sono tornato a casa pensando: "Ora vi racconterò cosa penso di ogni cosa". Ho immaginato di "scegliere cosa volevo" una volta per tutte, ma ho finito per capire che sono sulla strada giusta se non "stabilisco mai ciò che voglio". Continuo a dire che la mia vita è uno sforzo incessante per raggiungere la perfezione del dubbio (il che è più religioso di quanto sembri). [...] Mi rendo anche conto che, nonostante io sia in realtà un tipo molto ottuso in un gruppo di amici davvero brillanti e intelligenti, anche io ho un'intelligenza degna di nota. Sebbene loro "sappiano tutto" e io nulla, io conosco il valore di quel tutto. Non sono "consapevole", come lo intendono loro, comprendo a fatica quello che mi accade intorno, ma sento le cose meglio dei miei amici e giungo alle loro stesse brillanti conclusioni senza sforzo, assorbendo la realtà (come una spugna) e tormentandomi la mente. I loro cervelli scoprono la verità, la analizzano e la prelevano per altri usi; il mio la riceve, la assorbe con dolore [...].


Sulla strada

Tutti cercano di mettersi in luce per avere un ruolo nel mondo (e intendo sia a livello psicologico che materiale), mentre io corro in giro a indagare su tutte le posizioni esistenziali e le assorbo una dopo l'altra. In un certo senso sono pazzo (e isolato dalla vita), mentre loro sono sani, umani, normali, ma da un altro punto di vista, io parlo dal profondo di una visione della verità quando sostengo che questa continua ricerca di un ruolo è in sé nemica dell'esistenza. La vita potrebbe essere così, "la vita è questa", potrebbe essere un desiderio umano e autentico, e tuttavia è anche la parte mortale dell'esistenza e il nostro scopo, dopo tutto, e quello di vivere ed essere autentici. Vedremo.

Stanotte scritto 2500 parole, con un orribile senso di vuoto e un'indifferenza pensosa... voglio dire, potrei star seduto per ore a pensare, senza far nient'altro. Ho scritto in modo meccanico, non sono stato catturato da nessuno stato d'animo o sentimento di qualsivoglia genere [...].


Ovviamente dovrò ritornare in me, o qualcosa del genere, ancora una volta. Mia madre sostiene che i miei amici hanno una cattiva influenza su di me, che nessuno di loro vuole davvero il mio bene e che tutti cercheranno di prendere dal sottoscritto quello che non hanno e che io, al contrario, possiedo. Non riesco ad accettare fino in fondo questa visione delle cose, ma so fin troppo bene che, almeno in parte, ho sempre condiviso le sue idee in proposito. Da un lato mia madre vuole ancora che io mi unisca alla sua alleanza contro il resto del mondo e dall'altro è astuta e capisce chiaramente la futilità del mio entusiasmo per una vita oziosa fra amici del genere (che non lavorano mai ne si interessano a nulla. In ogni caso c'è della follia in tutto. In questi giorni sono veramente confuso. Capire che devo scoprire quale sia la mia volontà e come farne uso mi sembra brutale, ingiusto, sgradevole e, in un certo senso, non interessante. So di non essere ancora un uomo, non sto in piedi, eretto, con una grazia perfetta e inconsapevole, come fanno certi uomini, lavoratori che hanno una famiglia, prendono decisioni e agiscono ogni giorno. Io sono uno "scrittore" e non avrei mai dovuto essere uno "scrittore". Non ho neppure l'aspetto dello scrittore, sembro un tagliaboschi o un poeta-tagliaboschi come Jack London. [...] . Inoltre sono stanco della tristezza...


Titolo: Un mondo battuto dal vento

Editore: Mondadori

Autore: Jack Kerouac

Anno pubblicazione: 2006

Pagine: 453


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