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La gnoseologia irriverente di Sherlock Holmes e le incisioni di William Blake


Beatrice mostra la via a Dante, William Blake

"- Perché? Che difetti ha questo Sherlock Holmes?

- Oh, non ho detto che abbia dei difetti... o almeno che ne abbia di gravi. Ha delle idee un po' strane... ed è fanatico per certi rami della scienza. Che io sappia, è una persona molto a modo.

- Uno studente in medicina, immagino.

- No. Non so che carriera intenda seguire. Credo che abbia profonde conoscenze in anatomia ed è certamente un chimico di prim'ordine. Però, per quanto ne so, non ha mai seguito sistematicamente un corso di medicina. Studia senza metodo, in modo eccentrico, ma ha accumulato un mucchio di nozioni strane che stupirebbero i suoi professori." Da "Uno studio in rosso" di Arthur Conan Doyle.


La gnoseologia, e cioè la capacità della ragione umana di delimitare e illuminare aspetti e limiti della conoscenza, rappresenta la componente più pura di un essere senziente. Esso sia un contadino, una meretrice, una cuoco, un menagramo, un pilota di motosiluranti, un uomo forzuto, un imbianchino.

La gnoseologia è una perla rara smarrita fra le paturnie di un ippocampo immobile. E' un palazzo intonso nella catastrofe di un terremoto. E' l'onda lunga di un serpente antico che non è mai nato ma mi terrorizza.

L'essere è fatto di saperi, di informazioni, di esperienze, di lemmi infuocati forgiati uno dietro l'altro nell'intelletto, di pazzia, di turbini. L'essere è il nulla. Con l'aggiunta di una lettera dell'alfabeto che non esiste ma che ne sento soltanto il suo suono tutte le volte che qualcuno mi guarda per uccidermi.

Siamo quel che leggiamo, quel che assorbiamo, quel che scrolliamo (tecnologicamente parlando) e soprattutto siamo il sapere che assoggettiamo a noi. La conoscenza va alimentata, così come la stupidità e l'ignoranza. Ci vuole una forza d'animo non indifferente per assuefarsi ai meme, alle stories, ai like, a esser figli del Novecento breve, a esser fatti della stessa consistenza di tramonti immaginari; profumati di zenzero e sangue Navajo; all'esistenzialismo dilagante, alla Nouvelle Vague, a Cicciolina, Moana Pozzi, Calimero e D'Artagnan.

Un sapere ribelle, una conoscenza anti-schematica, un educata ignoranza sono come due uova fritte al bacon date in pasto all'eminenza grigia del stiamo dicendo la stessa cosa soltanto con parole diverse, cosa fai a capodanno?, ci vorrebbe la rivoluzione.

Bisognerebbe partorirsi ciascuno il proprio sole. Generare la propria stella luminosa. Che irradia, che splende, che palpita, che muore.

La poesia dovrebbe essere inzuppata nel latte a colazione. La filosofia maneggiata al cesso mentre ci si lava la zucca. La botanica, la medicina alternativa, l'alchimia e la falconeria, sciorinate prima di sedersi su di un prato a consumare un pic-nic. La meteorologia, la chimica e la cibernetica raccontate a un anziano morente. La gnoseologia è l'adrenalina del soccombente.

Bisognerebbe arginare il fascismo della parola smunta. Lo squadrismo da quattro soldi dell'ermeneutica da fast food del pensiero. Combattere contro le spedizioni punitive dell'essere in quanto benessere.

Le parole sono schegge impazzite di una granata lanciata da un mortaio manovrato da una libellula. Le frasi sono rivoltellate. Gli anagrammi sono cortocircuiti demoniaci. E' giunta l'ora di sdoganare le bestemmie auliche, arzigogolare la lingua biforcuta, coibentare prosaicamente la miseria dell'accidia da divano. Sono loro, gli asterischi tropicali, il succo e l'essenza della battaglia per la parola.

Bisognerebbe non arrendersi. Avere come fratello maggiore di nome Jack Kerouac. Come zio, Gregory Corso. Tirar giù tutti gli angeli dai cornicioni delle chiese. Picconare gli agenti immobiliari incravattati che non sanno discutere di Hezra Pound e del Sogno del Calamaro. Erigere statue a forma di Goclenio, Sismondi, Pareto e Ace Ventura. Non esiste soltanto Italo Calvino. Esiste anche Sebastiano Vassalli e Rodolfo Quilici, residente in via della Grada 5/E, (dove E sta per embolo al cervello).

Bisognerebbe riuscire a parlare mentre si sta in silenzio. Bisognerebbe imparare dai quadri di William Blake. Bisognerebbe respirare colori, secernere bile arcobaleno, baluginare nel vuoto. Erigersi contro chi ama troppo l'effetto delle parole, piuttosto che il loro suono. Ed il loro profumo.

Tornado a Sherlock Holmes era uno che sapeva tante cose e ne ignorava altrettante. La conoscenza è tutta una questione di penombre.



The Ancient of Days, William Blake

"La sua energia sembrava inesauribile, quando lo coglieva un accesso di attività; ma, di tanto in tanto, succedeva in lui come una reazione. Allora, per giorni e giorni, se ne stava sul divano del salotto, pronunciando a malapena qualche monosillabo, dalla mattina alla sera, senza contrarre un solo muscolo del viso.

In quelle occasioni avevo notato un'espressione vuota, assente, nei suoi occhi, e avrei sospettato che facesse uso di qualche droga, se la palese temperanza e l'igiene che regolavano la sua vita non m'avessero indotto a respingere una simile ipotesi.

A mano a mano che le settimane passavano, il mio interesse, la mia curiosità riguardo allo scopo dei suoi studi si approfondì sempre di più. Già solo il suo fisico poteva attirare l'attenzione dell'uomo della strada. Di statura, Holmes superava il metro e ottanta ed era così magro che sembrava più alto. Aveva gli occhi acuti e penetranti, salvo in quei periodi di torpore di cui parlavo prima; il naso, affilato e un po' aquilino, conferiva al suo volto un'espressione vigilante e decisa. Anche il mento, squadrato e pronunciato, denotava salda volontà. Aveva le mani sempre macchiate d'inchiostro e di sostanze chimiche, eppure possedeva una straordinaria delicatezza di tatto, come avevo osservato vedendogli manipolare i suoi fragili strumenti.

A costo d'essere giudicato un terribile ficcanaso, confesso che quell'uomo stuzzicava la mia curiosità nel più alto grado e che spesso tentavo di sfondare la barriera di reticenze dietro la quale si trincerava per la propria privacy. D'altra parte, non bisogna dimenticare quanto era vuota e senza scopo la mia vita e quanto poche fossero le cose che potevano attirare la mia attenzione La salute cagionevole m'impediva di uscire quando il tempo non era più che clemente, e non avevo amici che venissero a farmi visita rompendo la monotonia della mia vita. In simili circostanze mi appassionavo sempre maggiormente al mistero che circondava il mio coabitante, e passavo buona parte del mio tempo tentando di risolverlo.

Holmes non studiava medicina. Egli stesso, in risposta a una mia domanda, aveva confermato l'opinione di Stamford in proposito. Non sembrava nemmeno che avesse seguito corsi per prepararsi a una laurea in scienze o per prendere una qualunque strada che gli consentisse di entrare nel mondo dell'alta cultura. Eppure, il suo zelo per certi studi era straordinario, e il suo sapere, entro certi limiti, era talmente vasto e profondo che spesso egli mi sbalordiva con le sue osservazioni. Non era possibile che un uomo lavorasse tanto assiduamente e si procurasse nozioni così minute

senza avere in vista una mèta ben definita. Chi legge sporadicamente su questa o quella materia, ben di rado brilla per la profondità delle sue cognizioni. E nessuno si rompe il cervello con particolari precisissimi, a meno che non abbia ottimi motivi per farlo.

La sua ignoranza era notevole quanto la sua cultura. In fatto di letteratura contemporanea, di filosofia e di politica, sembrava che Holmes sapesse poco o nulla. Una volta mi accadde di citare Thomas Carlyle. Mi chiese nel modo più ingenuo chi era e che cosa avesse fatto. Ma la mia meraviglia giunse al colmo quando scoprì casualmente che ignorava la teoria di Copernico nonché la struttura del sistema solare. Il fatto che un essere civile, in questo nostro XIX secolo, non sapesse che la Terra gira attorno al Sole mi pareva così straordinario che stentavo a capacitarmene.

- Sembra sbalordito - disse Holmes, e sorrise osservando la mia espressione. - Ora che mi ha insegnato queste cose, farò del mio meglio per dimenticarle.

- Per dimenticarle?

- Vede - mi spiegò - secondo me, il cervello d'un uomo, in origine, è come una soffitta

vuota: la si deve riempire con mobilia a scelta. L'incauto v'immagazzina tutte le mercanzie che si trova tra i piedi: le nozioni che potrebbero essergli utili finiscono col non trovare più il loro posto o, nella migliore delle ipotesi, si mescolano e si confondono con una quantità d'altre cose, cosicché diventa molto difficile trovarle. Lo studioso accorto invece, seleziona accuratamente ciò che immagazzina nella soffitta del suo cervello. Mette solo gli strumenti che possono aiutarlo nel lavoro, ma di quelli tiene un vasto assortimento, e si sforza di sistemarli nel miglior ordine. È un errore illudersi che quella stanzetta abbia le pareti elastiche e possa ampliarsi a dismisura. Creda a me, viene sempre il momento in cui, per ogni nuova cognizione, se ne dimentica qualcuna appresa in passato. Per questo è molto importante evitare che un assortimento di fatti inutili possa togliere lo spazio di quelli utili.

- Ma qui si tratta del sistema solare - protestai.

- Che me ne importa? - m'interruppe impaziente Holmes. - Lei dice che noi giriamo attorno al Sole. Se girassimo attorno alla Luna non cambierebbe nulla per me o per il mio lavoro."



Newton, William Blake

"Ero sul punto di chiedergli in che cosa consistesse il suo lavoro, ma dai suoi modi capii che la domanda non sarebbe stata benaccetta. Tuttavia, riflettei a lungo sulla nostra breve conversazione, sforzandomi di trarne qualche deduzione. Egli diceva di non voler imparare nulla che non avesse attinenza coi suoi fini. Quindi, quasi tutte le cognizioni che possedeva avevano per lui una precisa utilità. Enumerai mentalmente i vari punti su cui si era dimostrato ferrato. Arrivai al punto di prendere carta e penna e annotarli. Quando ebbi completato l'elenco, non potei a meno di sorridere. L'elenco si presentava così:


COGNIZIONI DI SHERLOCK HOLMES

1. Letteratura: zero.

2. Filosofia: zero.

3. Astronomia: zero.

4. Politica: scarse.

5. Botanica: variabili. Conosce a fondo caratteristiche e applicazioni della belladonna, dell'oppio e dei veleni in generale. Non sa nulla di giardinaggio e di orticoltura.

6. Geologia: pratiche, ma limitate. Riconosce a prima vista le diverse qualità di terra. Dopo una passeggiata, mi ha mostrato delle macchie sui suoi calzoni indicando, in base a colore e consistenza, in qual parte di Londra aveva raccolto il fango dell'una o dell'altra macchia.

7. Chimica: profonde.

8. Anatomia: esatte. ma poco sistematiche.

9. Letteratura sensazionale: illimitate. A quanto pare, conosce i dettagli di tutti gli orrori perpetrati nel nostro secolo.

10. Suona bene il violino.

11. É abilissimo nel pugilato e nella scherma.

12. É dotato di buone nozioni pratiche in fatto di legge anglosassone.

Arrivato a questo punto, mi persi di coraggio e gettai la lista nel fuoco. "Se l'unico mezzo di scoprire qual è la mira di quest'uomo consiste nel conciliare queste voci e nell'individuare una professione che le richieda tutte" dissi fra me "tanto vale che rinunci fin d'ora al tentativo." Da "Uno studio in rosso" di Arthur Conan Doyle."



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