"Koudelka era arrivato il giorno prima dalla Romania, dove aveva seguito gli zingari, e in quei giorni a Praga realizzò una serie di fotografie che riuscì a fare arrivare, di nascosto, oltre frontiera."
Nel 1968 i Cecoslovacchi tentarono di conquistare la libertà. Ma l'Unione Sovietica, il centro dell'impero russo, i cui confini si estendevano dall'Estremo Oriente fino all'Europa Centrale, sedò la rivoluzione con stuoli di carri armati grigioverdi e autoblindo malinconici. Il socialismo statale era infatti sorretto da tre colonne portanti: Esercito, Polizia e Giustizia. Corroborato da una buona dose di propaganda, menzogna e antimodernismo. Con il supporto dell'ideologia comunista si annientavano i diritti civili, si censuravano i media, si deprimeva l'economia, si sfiancavano le masse, si allevavano grassi funzionari pubblici corrotti e flaccidi.
La popolazione di Praga provò a organizzarsi contrapponendosi all'Armata Rossa ma i sediziosi, i facinorosi e i simpatizzanti furono annichiliti in pochi giorni. Il seme che corroderà il sistema socialista dal suo interno però era stato gettato silenziosamente proprio in quei giorni. Molti storici infatti sostengono che quel seme abbia creato le prime crepe nel Muro che separava Europa Orientale dall'Europa Occidentale. Muro che crollerà definitivamente nel 1989. Ma questa è un'altra storia. La Storia che conta e che notoriamente non ha mai contato niente.
Josef Koudelka nell'estate del 1968 aveva appena abbandonato la carriera da ingegnere aeronautico e si trovava in Romania per fotografare storpi, zingari e bastardi. Covava l'idea di stravolgere la sua vita, dedicandola completamente alla fotografia. E così fece, Deo Gratias. L'eco della Primavera di Praga giunse anche a Josef che raggiunse pericolosamente la Cecoslovacchia. Nonostante non si fosse mai dedicato al reportage, le sue foto che immortalavano la repressione dell'Armata Rossa, diventarono un simbolo della lotta per la libertà, per la vita e per l'autodeterminazione dei popoli. Mentre a Mosca si pianificava, s'intrallazzava, si convocavano riunioni di partito, il fotografo americano riusciva clandestinamente a far uscire le sue foto dallo stato boemo, e a lungo non ne rivelò la paternità per paura di ritorsioni. Riscossero subito un grande successo. In Cecoslovacchia però non furono pubblicate prima del 1990, 22 anni dopo il loro scatto.
Il reportage di Koudelka testimonia anche di uno stratagemma con cui la popolazione di Praga provò a opporsi con ingegno, in mancanza di altro, allo strapotere dell'esercito Sovietico. Seguendo l'appello di una trasmissione radio, centinaia di migliaia di anonimi cittadini distrussero la segnaletica con i nomi delle vie e delle piazze, facendo sparire anche i numeri civici e la cartellonistica stradale. In alcune zone della capitale Cecoslovacca furono rimossi anche i nomi dai citofoni. Tutti i punti di riferimento della città così scomparirono rapidamente. Chi non era nato e vissuto da quelle parti si ritrovò così catapultato in questo modo in una città indecifrabile di milioni di abitanti. Come i militi dell'Armata Rossa. Famoso fu lo slogan coniato in quei frangenti: il postino trova l'indirizzo, il bastardo no. Una battaglia non violenta che in qualche modo ha portato i suoi frutti. Si narra infatti che ancora oggi un carro armato russo, vaghi come un fantasma per le viuzze della capitale Boema alla ricerca della via per tornare a casa.
Titolo: Invasione Praga '68
Autore: Josef Koudelka
Anno: 2008
Editore: Contrasto
ISBN: 9788869651144
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